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Alarmy per iPhone, la sveglia che rende impossibile riaddormentarsi la mattina!

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“Ancora cinque minuti” credo sia la frase che la maggior parte di noi dice quando la sveglia, al mattino, si mette a suonare.

Tuttavia la suoneria non troppo alta di volume oltre al gesto molto semplice per spegnerla o per rimandare l’ora del suono fanno sì che a volte, malgrado la sveglia suoni benissimo, riusciamo addirittura a spegnerla mentre stiamo dormendo, e questo porta alla famosa frase “non ho sentito la sveglia” come giustificazione quando arriviamo a scuola o al lavoro.

Alarmy è la soluzione definitiva a questo problema. Infatti, se spegnere la sveglia è troppo facile, questa sveglia sarà molto, molto difficile da disattivare. Ci sono infatti due modi per farlo, a nostra scelta: uno è quello di scattare una foto ad un oggetto che abbiamo in casa, l’altra è di scuotere l’iPhone cinquanta volte, ed entrambe le cose impiegheranno quel ragionamento minimo atto a garantire che, dopo aver spento la sveglia, saremo svegli.

Nel caso della foto, se vogliamo che l’app funzioni al meglio dobbiamo fotografare per la prima volta, come foto memorizzata, qualcosa che si trova lontano dal letto (consiglio il bagno perché una volta disattivata la sveglia, già che ci siamo facciamo i bisogni e ci laviamo): il lavandino o il WC sono soggetti perfetti per la nostra foto. Ci svegliamo e l’unico modo per spegnere la sveglia è fotografarli.

Il consiglio è di verificare il funzionamento dell’app non di mattina, come prima volta, ma ad un orario in cui sia possibile reagire all’impossibilità di spegnere la sveglia senza sbattere l’iPhone sul pavimento. Fate la foto, mettete la sveglia dieci minuti dopo, quindi verificate se il metodo di spegnimento funziona come dovrebbe, così da essere sicuri che funzionerà anche la mattina seguente.

L’altro metodo di spegnimento, attuabile senza svegliarci dal letto ma che ci sveglierà comunque, è quello di scuotere il dispositivo per cinquanta volte, così da essere sicuri che lo sforzo ci avrà “scombussolato” al meglio. Metodi un po’ rocamboleschi, quello si, ma anche decisamente efficaci.

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Mario Petillo

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