Carte di credito scoperte: ecco in quali casi non sono pignorabili, ma fai attenzione
Ecco una breve guida per capire quali carte di credito sono pignorabili dal Fisco in caso di insolvenza, e quali invece sono “al sicuro”.
I tempi recenti risultano piuttosto complicati da affrontare per molte famiglie, soprattutto a livello economico. Per questo si teme spesso che si possa diventare insolventi, anche per cose “meno gravi”, o comunque meno dispendiose di denaro. Ma il vero problema può presentarsi da parte del Fisco.
Già, perché questa parte dell’amministrazione statale è sempre molto attenta alle attività dei cittadini, in particolare a livello fiscale, per l’appunto. L’agenzia si occupa di monitorare ogni tipo di transazione che sia tracciabile di per sé. Ad esempio, i pagamenti tramite le carte di credito, le carte prepagate, oppure utilizzando un bancomat.
Nel caso sfortunato in cui un cittadino o un’intera famiglia si trovi in una situazione di morosità, di qualsiasi tipologia, le proprie carte di credito possono essere soggette a pignoramento da parte del Fisco, e quindi dello Stato.
Per comprendere più a fondo come funzionano le cose in queste circostanze, in questo articolo andremo ad approfondire quali carte di credito possono essere confiscate per motivi come l’insolvenza; ma soprattutto, SE tutte le carte esistenti possono o meno subire tale trattamento.
Proviamo a vederci più chiaro
Come già accennato, il Fisco è in grado di provvedere al pignoramento dei beni di un individuo o di un nucleo familiare, qualora questi risultasse insolvente e quindi in difetto di morosità. Scopriamo, perciò, quali carte di credito, di debito, prepagate e bancomat sono suscettibili di requisizione da parte dell’Agenzia delle Entrate.
Esistono diverse tipologie di carte, come quelle appena citate, ma sostanzialmente tutte possono essere pignorate in caso di necessità. La questione prescinde il fatto che siano prepagate o meno, perché ciò che è davvero rilevante è che ogni carta di credito o di debito è collegata al proprio conto corrente, dunque tracciabile in toto. Conseguentemente a ciò, il denaro che viene depositato è facilmente riconducibile al debitore.
Forse l’unica eccezione a questa disposizione del Fisco sono le carte prepagate cosiddette “usa e getta”. Si tratta di semplici carte su cui è possibile solamente depositare una somma esigua di denaro per piccoli acquisti, ma mai prelevarlo. Quindi quando questo è terminato, la carta non è più utilizzabile. Queste carte non sono nominative, e si possono ottenere senza presentare necessariamente un documento d’identità. Il motivo per cui in teoria queste non sono pignorabili è dovuto al fatto che sono difficilmente tracciabili ed accessibili, probabilmente proprio perché in via di estinzione.