Problemi per Google: dopo le accuse e la class action arriva la sentenza | La condanna c’è, ma gli utenti sono furiosi perché non dovrà rimborsare nessuno
I problemi per il colosso tech di Mountain View e, di conseguenza, per tutti i suoi utenti, sembra non voler finire più dato che continuano da diverso tempo.
E bisogna sapere che, nonostante gli sforzi dell’azienda e dei suoi sviluppatori, ne arrivano sempre di nuovo. Pensiamo, ad esempio, alle tantissime applicazioni malevole che sono state scaricate dal Play Store ed installate dagli utenti sui propri dispositivi. L’ultima minaccia in ordine di tempo è dettata, come già ampiamente discusso in uno dei nostri articoli precedenti, da Vultur.
Questo è un trojan bancario che si insinua all’interno dei device, partendo dalla installazione di un’applicazione che ha le sembianze di un noto antivirus. Insomma, non c’è affatto da stare tranquilli, diciamocela tutta. Ora, però, il problema è di tutt’altra natura e narra le vicende di tantissimi utenti che hanno intrapreso, contro l’azienda, una classe action. Ed il tutto è partito dal 2020.
Quattro anni di discussioni, di processi per poi addivenire a quella che è una sentenza epocale. Nonostante, però, ci sia da festeggiare per quanto stabilito, di certo c’è il rovescio della medaglia. Sì, perché coloro i quali hanno intrapreso questa azione legale, questa azione di classe contro Google per i danni materiali e morali avuti dalla sua politica aziendale, non vedono tutelati alcuni loro diritti.
O meglio, non vedono tutelati uno dei loro diritti fondamentali. In pratica, nonostante sia stata additato come colpevole di comportamenti scorretto, Google non ha affatto l’obbligo di risarcire gli utenti. Ebbene sì, avete capito benissimo. Capiamo, allora, insieme, cosa è accaduto nel tempo e le motivazioni che hanno spinto gli utenti a tentare di tutelarsi in questo modo.
La Class Action Brown ha dato risultati positivi a metà!
Tutto è partito nel momento in cui si è scoperto un comportamento scorretto da parte di uno dei maggiori colossi tech mondiali. Google, infatti, come ben sapete, tiene traccia di tutti i dati degli utenti. La loro cronologia di navigazione, ad esempio, non ha alcun segreto. Ed i dati vengono associati agli utenti, ai loro profili, ai loro account. E questo avviene durante la modalità di navigazione tradizionali sia da PC che da device mobili.
Quello di cui, però, non si era a conoscenza è che questo tracciamento continuava anche durante la modalità di navigazione in incognito. Si, avete capito benissimo. Quella che doveva risultare un navigazione segreta, non lo era affatto. Anzi, i dati, venivano tracciati e conservati ugualmente di nascosto. Ed ecco che, dopo ben quattro anni di battaglie, Google ha deciso di accordarsi firmando un documento.
Al suo interno, l’azienda ha sottoscritto la sua volontà di eliminare definitivamente tutti i dati degli utenti tracciati durante la loro navigazione in modalità incognito. Purtroppo, però, se per questo si può esultare, gli utenti non hanno avuto i risultati sperati. Google non ha nessun obbligo di risarcirli. Resta,.però, la possibilità, per gli utenti, di chiedere ed ottenere un rimborso per i danni ai quali sono stati esposti.