Con l’Intelligenza Artificiale arriva il Sacerdote a domicilio: ascolto, consigli ed anche assoluzioni | Ma la realtà dei fatti è diversa e molto peggio
C’é una notizia che ha fatto il giro del mondo proprio in queste ultimissime ore e riguarda una sfera intima della personalità dei cittadini.
Parliamo della Religione ed in particolar modo di quella Cattolica. Sì, perché dovete sapere che è arrivato il Sacerdote Ai che si prefigge di star vicino a tutti quegli utenti che scaricano l’App a lui associata. Ebbene sì, avete capito benissimo. Dopo i vari tool e le varie applicazioni con Intelligenza Artificiale che consentono di fare praticamente tutto, ecco che arriva anche il sacerdote.
Ed è lì, disponibile per ogni evenienza, dall’ascolto alla preghiera, passando per la dispensazioni di consigli, le confessioni ed anche le assoluzioni. C’é, però, una cosa che non potrà mai fare. Ebbene sì, ovviamente, non potrà mai portare la Comunione in giro agli ammalati, né, tantomeno, celebrare Messa direttamente dall’applicazione.
Una volta scaricata sullo smartphone, il sacerdote virtuale inizia a parlare con l’utente raccontando la sua infanzia, l’arrivo della sua vocazione e della sua permanenza ad Assisi. Sostiene, inoltre, di essere vero al pari della Fede che sia lui che l’utente che ha di fronte nutrono e condividono. Ovviamente, le polemiche non potevano mancare.
E sono partite, come al solito, dalle varie piattaforma social, in particolar modo su X (ex Twitter). E’ qui che molti utenti cattolici, hanno avut modo di condividere le loro rimostranze, la loro rabbia per questa applicazione che è stata anche definita un “incubo etico e teologico“. Sono molti, poi, anche quelli che hanno timore per la privacy di chi frequenta questa applicazione.
Padre Justin: il sacerdote virtuale che ha creato un gran clamore mediatico intorno a lui in quest’ultimo periodo.
Abbiamo già dato cenno a quelle che sono state e sono ancora le polemiche relative all’esordio di un’applicazione del genere che, purtroppo, ha fornite delle risposte raccapriccianti quando è stata chiamata in causa. Si tratta di un chatbot travestito da prete che ha fatto credere di essere vero, tangibile e disponibile al dialogo.
Solo che le risposte hanno fatto storcere un po’ il naso a quanti avevano posto alcune domande al chatbot in questione. Sì, perché erano abbastanza bizzarre ed a tratti anche inquietanti. Sì, perché alcune erano anche a sfondo sessista. Ed ecco che, allora, sono intervenute delle Associazioni di cattolici per protestare anche in maniera veemente.
Non è possibile, secondo loro, sostituirsi ai sacerdoti e, addirittura, somministrare un Sacramento tanto importante come la Confessione. Di contro, l’azienda che ha sviluppato questa applicazione ha dichiarato che il loro intento era solo quello di poter avvicinare più cittadini alla religione. Per spegnere le fiamme delle polemiche ha pensato, così, di togliere l’abito sacerdotale a Padre Justin e vestirlo da laico in grado di ascoltare i cittadini e dare loro dei consigli che, si spera, non siano inquietanti come quando a parlare era il sacerdote virtuale.